Una teoria sostiene che la nascita di Alessano sia dovuta all’imperatore bizantino Alessio I Comneno, che così chiamò Alessano in assonanza con il suo nome. Ma in realtà, Alessano esisteva già da prima. Infatti, altri sostengono, che sia stata fondata da popolazioni provenienti dal fiume Ales vicino Reggio o provenienti da Alesia in Gallia. Altri ancora affermano che Alessano debba le sue origini ad alcuni abitanti dell’Epiro naufragati sulle coste pugliesi. La loro città di origine si chiamava Alessia, da cui Alessano. Un’ipotesi curiosa, invece, suggerisce che Dedalo, artefice del Labirinto del Minotauro e in fuga da Creta, atterrò proprio in questo territorio con le sue ali di cera ben integre e non sciolte dal sole. Constatando di avere le “Ale sane”, chiamò questo paese Alessano. Nello stemma del paese, infatti, sono rappresentate proprio delle ali.
Ora, quale sia la verità non è noto. Non esistono documenti che permettono di far luce con certezza sulle origini di Alessano. Ma l’etimologia del nome della città ricondurrebbe al verbo greco alexo, cioè “respingo, proteggo” e rivelerebbe la sua originaria funzione di presidio militare.
Quel che è certo è che, dopo la sua nascita, furono i Normanni ad assegnare ad Alessano un ruolo preminente su tutto il Capo di Leuca. In quel periodo, la città divenne sede vescovile e tale rimarrà fino al 1818. Nel XV e XVI secolo Alessano visse la sua stagione di massimo splendore. Sotto la signoria di importanti famiglie nobiliari (i Della Ratta, i Del Balzo, i De Capua e i Gonzaga) la città divenne un importante centro commerciale. Vi arrivarono anche delle famiglie di ricchi commercianti veneti ed una piccola comunità ebraica raccolta attorno ad una sinagoga in via della Giudecca. Il paese si arricchì dei pregevoli palazzi in stile rinascimentale che ancora oggi si possono ammirare. Tra questi: palazzo Legari, palazzo Orsi (con una bella loggia ad archi e una caratteristica merlatura). Palazzo Sangiovanni (con la facciata a bugnato a punta di diamante) e l’antico palazzo Ducale, costruito durante la signoria dei Del Balzo. Oltre a questi prestigiosi palazzi, il centro urbano di Alessano, rappresenta il tipico esempio di borgo mediterraneo con impianto medievale, modellata nel tempo dalle attività umane. La trama urbana di strette viuzze lastricate e l’intrico di vicoli e piazze è il risultato del secolare sovrapporsi di civiltà diverse che si sono susseguite. Il nucleo antico conserva ancora in buona misura questo miscuglio. I vicoli che spesso finiscono in un piccolo slargo, secondo un modello tipicamente arabo. Le case a corte, con il pozzo in comune e le pile ricavate da blocchi monolitici di calcare, secondo un modello tipicamente greco. Inoltre, i mignani, i portali con profili in pietra, i balconi e le finestre riccamente scolpite e le piccole chiese completano il quadro dello splendido centro storico di Alessano. In questo contesto si inserisce anche Corte Manfredi, un’antica dimora salentina, da poco sapientemente e finemente restaurata come esclusiva struttura ricettiva.
Soprannome abitanti: sciudei.
Macurano è ciò che resta di un antico villaggio i cui resti si trovano a circa due chilometri a sud-est di Alessano. Si tratta di due insediamenti distinti, composti da grotte scavate nel tufo che costituisce l’ultima frangia della collina di Montesardo. I due insediamenti sono separati da un’antica strada che reca ancora i segni profondi del passaggio dei carri.
Il primo insediamento, meglio conservato, è formato da una serie di grotte, la più grande delle quali è comunicante con altre di minori dimensioni ed è sovrastata da un’altra che presenta diverse nicchie.
Sulle pareti sono presenti numerose incisione a forma di croce. La presenza all’interno di macine e di pile suggeriscono che in passato fosse un “trappeto“.
Presicce è un piccolo comune del basso Salento, famoso per ospitare numerosi frantoi sotterranei (ben 23) per cui, è stato ribattezzato con l’appellativo di “Città degli ipogei”. Tuttavia, Presicce non è solo questo: il fascino e la bellezza della Puglia sembrano concentrate in questo unico, piccolo borgo salentino.
Presicce, infatti, è un mosaico di chiese e palazzi signorili che impreziosiscono il centro storico, alternandosi alle umili dimore delle Case a Corte ed ai frantoi ipogei. Il tutto con ulivi che incorniciano il borgo con le loro forme contorte, muretti a secco che raccontano storie lunghissime e meravigliose masserie rinascimentali che si alternano alle case settecentesche.
La storia del paese fa comprendere bene le ragioni di come Presicce si sia sviluppato. Innanzitutto, il paese è posizionato in una vallata particolarmente ricca di acque e probabilmente fu proprio la grande presenza di falde acquifere superficiali ad attirare i primi insediamenti. Lo stemma di Presicce, un cervo che beve da una fonte, sembra ricordare proprio questa abbondanza di acqua nel territorio presiccese. Tuttavia, il nome del paese sembra derivi dalla parola latina ‘praesidium’ come ad indicare un antico presidio militare. In ogni modo il clima caldo e il terreno fertile hanno permesso ai presiccesi di sviluppare il settore agricolo,
intensificando particolarmente la produzione d’olio d’oliva, principale fonte economica del paese. Intorno al XI-XIII secolo si diffuse l’uso di scavare frantoi ipogei a grotta, detti trappeti. I primi furono costruiti sulle pendici della Serra di Pozzomauro; in seguito, le attività iniziarono a spostarsi a valle e costituirono per secoli l’asse portante dell’economia del paese. Verso la fine del XIX secolo i trappeti vennero abbandonati, alcuni trasformati in discariche o cantine e altri, ubicati in campagna, in ovili o stalle. A partire dagli anni ’90, successivi interventi di bonifica e ristrutturazione hanno consentito il recupero di questi ambienti come meta turistica. Sono assolutamente da visitare per conoscerne la storia, il funzionamento e rivivere le pesanti condizioni di lavoro degli antichi frantoiani che per lunghi mesi vivevano letteralmente rinchiusi nei frantoi insieme agli animali, senza poter uscire mai.
Un altro elemento caratteristico del borgo antico di Presicce sono le numerose case a corte. Si tratta di umili abitazioni che risalgono al 1500 e hanno la particolarità di essere costituite da un solo vano con l’aggiunta di una cantina. Le case a corte si chiamano così perché sono riunite insieme in un singolo spazio esterno, chiamato appunto corte, in cui si svolgevano le principali attività domestiche. Nell’antichità, la corte ospitava sempre un pozzo (da cui estrarre l’acqua) e un lavatoio, chiamato o pila, ricavato da un’unica roccia scavata al suo interno, dove le donne lavavano i panni.
Nel centro storico di Presicce, tuttavia, sono presenti anche numerosi palazzi importanti. Il Palazzo Ducale, situato in Piazza del Popolo, è un edificio nobiliare, risalente al periodo di dominazione normanna, appartenuto in passato ai duchi di Paternò. Oggi il Palazzo Ducale è la sede ufficiale del Museo della Civiltà Contadina e del giardino pensile. La Casa Turrita, nota anche come torre di San Vincenzo è la più importante testimonianza della storia medievale di Presicce. La torre originaria è stata realizzata durante il regno di Carlo V, ma nelle epoche successive è stata sostituita da un edificio, che oggi si chiama Casa Turrita. Dell’antica struttura originaria sono rimaste le feritoie, posizionate nella parte più bassa dell’edificio. Palazzo Pepe, noto come anche come Corte Soronzi (dal nome di uno dei proprietari), appartenuta nel ‘600 ai Pepe, abbiente famiglia fiorentina cui facevano capo un mulino, un frantoio e diversi uliveti. Ad arricchire il contesto architettonico anche alcune chiese. La chiesa di Sant’Andrea Apostolo, patrono di Presicce, è oggi considerata tra le più belle di tutto il territorio di Ugento. In stile tardo barocco, è stata costruita su una vecchia chiesa del 1500, di cui rimane l’antica torre campanaria, ed è ricca di stucchi e marmi policromi. Come in molte chiese del Salento, anche in questa un altare è dedicato a S. Oronzo che ha protetto questa regione dalla peste del 1656. A pochi metri dal suo ingresso si trova la splendida colonna di Sant’Andrea, dove oltre alla statua del santo, sono raffigurate le virtù cardinali (Fortezza, Giustizia, Prudenza e Temperanza). Una curiosità: la statua non è rivolta verso la chiesa ma verso via Arditi perché questa era l’antica via dei pellegrinaggi verso Santa Maria di Leuca. Da non perdere, infine, la cappella Arditi, situata nel cuore del centro storico di Presicce. Nella sua particolare facciata in cui si alternano gli stili barocco e rococò. Accanto a questa sorge il palazzo nobiliare appartenuto alla famiglia Arditi, la cui costruzione risale alla fine del Seicento.
Soprannome abitanti: mascarani.
Il nome del borgo, situato in una posizione sopraelevata, testimonia il passato difensivo di Specchia. Deriva dalla denominazione di un cumulo di pietre disposte in forma conica, chiamato appunto ‘specchia’, utilizzato un tempo come postazione di vedetta e difesa.
Il centro storico di Specchia, perfettamente conservato, è considerato fra i più particolari del basso Salento. La sensazione è che qua il tempo si sia fermato: vicoli stretti, muretti a secco e scalinate che creano suggestivi saliscendi, rendono Specchia un luogo sospeso in un passato ancora presente. Il nucleo storico del borgo, infatti, presenta ancora il tipico impianto, con il primitivo nucleo di case sorte attorno al castello in posizione sopraelevata. La parte più suggestiva del borgo è situata dietro il Castello, dove tra i resti delle antiche cinte murarie di Specchia, strette stradine pedonali interrotte da rampe di scale, è ancora possibile osservare caratteristici portali, cornici di pietra leccese, logge ed archetti pensili, nonché fregi, statue, colonne ed edicole votive con immagini sacre sbiadite dal tempo.
Tra le tantissime casette bianche protette da spessi portoni di legno nel centro storico è possibile osservare dei particolarissimi mascheroni posti proprio in cima alla porta. Ce ne sono di tutte le forme e con tutte le espressioni facciali: arrabbiati, divertiti e intenti a fare la linguaccia che servivano per tenere lontano gli spiriti maligni..
Tra i posti da visitare Piazza del Popolo, su cui si affacciano alcuni dei più eleganti palazzi del paese, tra cui Palazzo Risolo risalente al XVI secolo, la Chiesa della Presentazione della Beata Vergine Maria del XV secolo ed il Palazzo Baronale Ripa. Ricordiamo infine la chiesa della Madonna dell’Assunta, la cappella di S. Caterina Martire e la chiesa di Sant’Eufemia.
Soprannome abitanti: scurlisci.
Salve, piccolo comune del basso Salento, lungo la costa ionica del Capo di Leuca, fondato secondo una leggenda, nel 267 a.C. dal centurione romano Salvius a cui vennero affidati alcuni territori che Roma aveva conquistato in seguito alle vittorie contro i messapi. Intorno a questi possedimenti affidati si costituì un agglomerato urbano che nei secoli successivi divenne il punto di riferimento anche di alcune popolazioni vicine che fuggivano dalla costa infestata dalla malaria. Nel tempo, il paese si ingrandì e nel XV secolo, per difendersi dagli attacchi dei turchi, venne costruito un piccolo fortilizio grazie al quale gli abitanti riuscirono a respingere gli assalti dei corsari barbareschi. In questo secolo, vennero edificate anche le torri costiere per difendere il territorio dalle invasioni dei pirati. A Torre Pali quella più caratteristica, un tempo collegata alla terra ferma, è oggi completamente circondata dal mare.
Numoreose le testimonianze storiche ed artistiche a Salve: oltre ai palazzi fortificati, alcuni palazzi baronali, torri cinquecentesche come la torre dei Montano, e la Chiesa di San Nicola Magno che custodisce l’organo funzionante più antico (1628) di Puglia. Sempre nel centro storio è da visitare anche un particolarissimo frantoio ipogeo.
Oltre a tutto ciò, Salve è due passi dal mare a cui è collegato grazie alle sue famose marine: Pescoluse (sede delle famose Maldive del Salento), Torre Pali, Posto Vecchio e Lido Marini.
Soprannome abitanti: ventri ianchi.
Un’insenatura sulla costa che anticamente era lo scalo marittimo di Alessano. Oggi rappresenta probabilmente la parte della costa sud-est meno contaminata dall’uomo: acqua cristallina, un porticciolo turistico e poche case sparse tra gli ulivi e la macchia mediterranea.
Novaglie è caratterizzata da una bassa scogliera, frequentata soprattutto da chi ama il mare profondo e le immersioni subacquee e di pesca, probabilmente più scomoda per chi, invece, ha dei bambini. Queste pareti rocciose sul mare scolpiscono dei posti davvero incantevoli nella natura incontaminata, spesso però raggiungibili solo via mare oppure tramite sentieri abbastanza tortuosi. Numerose e splendide grotte marine naturali ne impreziosiscono il tratto costiero.
A nord di Novaglie c’è la stupenda Grotta Azzurra, che prende il nome dalle sfumature proiettate sulle pareti dal gioco dei raggi solari in acqua e la Grotta del Diavolo, ombrosa e oscura con l’ingresso stretto. A sud di Novaglie, invece, un’importante stazione del Neolitico: la Grotta Cipolliane, antichissimo complesso di caverne raggiungibile a piedi di cui fanno parte la Grotta del Presepio e la Grotta dell’Elefante. Spingendosi ancora più a sud si arriva alla Grotta del Laghetto che custodisce al suo interno uno specchio d’acqua fresca e limpida ed alla Grotta del Ciolo con l’omonimo fiordo, un luogo decisamente da non perdere.
Marina Serra è una frazione di Tricase, con circa 30 abitanti, che si affaccia sulla costa ed è ricca di insenature tra scogli a strapiombo sul mare cristallino, famosa per la presenza di meravigliose piscine naturali, tra cui il Canale del Rio. Una leggenda racconta che questa meravigliosa insenatura, in cui è anche facile immergersi grazie a degli scalini scavati nella roccia dalle lavandaie e dai pescatori di un tempo, sia stata scavata dal diavolo in persona in una sola notte. Si narra, infatti, che molti secoli fa, nei pressi dell’insenatura, vivesse un principe spietato e crudele a cui gli abitanti del borgo circostante chiedevano con insistenza la costruzione di una chiesa. Il principe, per non dover sottostare alle continue richieste degli abitanti fece un patto con Satana, affinché costruisse la chiesa in una sola notte e in cambio egli avrebbe offerto offrire un’ostia consacrata ad un caprone (simbolo di Satana). La chiesa venne eretta ma il principe non tenne fede al patto e Satana si infuriò e fece sprofondare la chiesa generando il Canale del Rio. Ovviamente si tratta solo di una leggenda, ciò che invece è certo ed obiettivo è la bellezza di Marina Serra. Il sito è dominato da rocce, fiordi e, ovviamente, dalla vegetazione della macchia mediterranea, che si affaccia su acque pulite e cristalline. Percorrendo il tratto di sottocosta ci si imbatte in una spettacolare grotta (Grotta Matrona), raggiungibile solo via mare, che offre uno spettacolo gioco di riflessi d’acqua che tingono le pareti di varie tonalità di azzurro. Ad est di Torre Palane, una delle tante torri costiere d’avvistamento, c’è la grotta Acquaviva, così chiamata per la presenza di falde acquifere sotterranee, che rendono l’acqua fresca e pulita, soprattutto in prossimità di alcune sorgenti di acqua dolce, chiaramente visibili nelle ore di bassa marea.
La piccola marina di Tricase, incastonata sulla costa, ha ancora un’intesa attività di pesca che ne ha caratterizzato i colori e gli scorci (dalle tipiche imbarcazioni, alle reti). La costa è prevalentemente bassa e rocciosa, ricca di grotte e piccole insenature. In una di queste vi è un porto risalente al XV secolo cui ne è stato affiancato un altro più piccolo per le barche di diporto.
Alcune bellissime ville nobiliari si affacciano sul mare fondendosi in modo naturale con il paesaggio semplice del luogo ricreando un’atmosfera unica e rilassante.
Santa Maria di Leuca è la punta più meridionale del Salento e rappresenta il limite delle terre emerse. La sua importante basilica, sotto il maestoso faro, infatti, è dedicata a Santa Maria De Finibus Terrae, ad indicare un
territorio che sancisce il termine ultimo dello stivale. Leuca, inoltre, rappresenta il punto di separazione tra l’Adriatico e lo Ionio; tra Punta Meliso e Punta Ristola, infatti, i due mari si incontrano, si sposano, si fondono mescolando le proprie acque. Talvolta è anche possibile vedere l’increspatura formata dalle onde opposte dei due mari che si scontrano.
Leuca è dotata di un importante porto turistico e un lungomare favoloso, ricco di palme ed oleandri con numerose ville ottocentesche in foggia liberty, spesso mescolato a uno particolare stile arabeggiante.
Caratteristica anche la Cascata Monumentale, opera costruita per celebrare la fine dei lavori dell’acquedotto pugliese, di cui Santa Maria di Leuca costituisce il termine ultimo.
Santa Maria di Leuca è un approdo turistico meritevole di una visita in quanto capace di coniugare mare, storia, socialità e divertimento.
Una delle tante marine di Salve, con il suo ampio litorale lungo circa 4 km, rappresenta un angolo di paradiso baciato dal Sole. Una distesa di sabbia bianca e finissima, costituisce un’ampia spiaggia protetta da splendide
dune ricoperte di una vegetazione spontanea di acacie e gigli bianchi che separano il mare cristallino dal resto del mondo. I bassi fondali e gli isolotti che emergono dalle limpide acque, ricordano lontani atolli esotici tanto da meritarsi il nome di Maldive del Salento.
Un’altra marina di Salve, rappresenta il classico approdo a misura d’uomo: spiaggia sabbiosa a ridosso delle case, un porticciolo turistico per l’ormeggio di piccole barche ed una discreta scelta di strutture ricettive e servizi.
Una lunga spiaggia di fine sabbia bianca contraddistingue il borgo fino alla caratteristica torre. Da qui la costa diventa rocciosa e bassa, ideale per lo snorkeling in un fondale, ricco di ricci e molluschi, che prosegue fino all’Isola della Fanciulla, così chiamata per la leggenda della fanciulla uccisa dal pirata saraceno Dragut.
L’antica Torre cinquecentesca, edificata per difendere il territorio dalle invasioni dei pirati, un tempo era collegata alla terra ferma. Oggi, invece, in parte diroccata, è completamente circondata dal mare, particolare che la rende particolarmente affascinante nonché unica nel Salento.
Torre Pali era anticamente chiamata Marina di Sant’Antonio per via di una chiesetta dedicata al Santo eretta da alcuni pescatori. Successivamente, in seguito ai tanti ritrovamenti di pali in legno ricacciati sulla battigia dalle mareggiate, prevalse l’attuale nome di Torre Pali.
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